venerdì 4 luglio 2014

OGNI LETTURA PRODUCE SEMPRE UNA NUOVA TESTUALITA', MA QUANTA POESIA C'E' IN QUESTO LIBRO!

L’uomo ha delegato per millenni ai poeti la capacità di generare realtà inedite: saprà raccogliere la sfida che ha davanti per cui ogni uomo potrà diventare poeta, ridefinendo così il paradigma della poesia?

LE PAROLE COME SPAZIO

Castelli, piazze, palazzi, povere case, campi di battaglia, campi di grano.
Osterie, fiumi, vigneti, capannoni bui di fabbriche disumane,
 stanze e chincaglierie, giardini all'inglese,
giardini che con palmizi d’incerta origine vorrebbero ricordare l’Africa.
Paesaggi visti dalla cime delle montagne, dalle colline,
paesaggi in movimento proiettati sul finestrino di un treno luciferino.
Tram, caffè, teatri, città osservate dalla vetta di campanili medievali,
città notturne scrutate dal mare profondo.
Strade, mercati, armadi mai aperti,
cassetti che racchiudono ricordi di campagne luminose e perse, cancellate.
 Chiese affollate, sepolcri, giungle, mari sterminati di luce.
Spazi vissuti spazi raccontati dalla memoria
Spazi mai visti immaginati.
Spazi aperti spazi chiusi
l’infinitamente grande l’infinitamente piccolo.
Luoghi da toccare, da mangiare, che si annusano che si ascoltano.
Lo spazio che non c’è,
parole ricche, parole povere
ma sempre spazio.


Liberamente tratto da “Comunicazione generativa” di Luca Toschi, p 362

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