venerdì 3 maggio 2013

SOMMERSA DAGLI IMPEGNI

SOMMERSA DAGLI IMPEGNI SEGUO IL MOOC A SINGHIOZZO MA L'APPRENDIMENTO NON SI FERMA, ANCHE IL SINGHIOZZO PUO' ESSERE EFFICACE!

QUESTO POST E' IL SEGNO CHE QUESTO MONDO NON POSSO PRIOPRIO LASCIARLO NONOSTANTE TUTTI GLI IMPEGNI QUOTIDIANI CHE MI SOFFOCANO E' NECESSARIO CHE RITAGLI UN PO' DI SPAZIO PER IMPARARE DAL VILLAGGIO! MA PERCHE' LA GIORNATA E' SOLO DI 24 ORE?

LA LEZIONE DEL MAESTRO ANDREAS

 
Andate a rileggervi la locandina: ma come sarebbe possibile affrontare seriamente obiettivi tipo “creare comunità di apprendimento e aggiornamento professionale” o “annullare il gap tecnologico fra vecchie e nuove generazioni” con manuale, regole, istruzioni e domandine all’esame finale?
Elena dichiara di sentirsi una completa imbranata e al tempo stesso manifesta la ferma volontà di continuare.  La maggior parte dei commenti che leggo esprimono più o meno esplicitamente questa posizione. Ho lavorato con migliaia di persone e la grande maggioranza di esse esprime lo stesso disagio. Anche i ventenni. Sì, anche tantissimi nativi digitali dichiarano di sentirsi imbranati con le tecnologie, appena escono dai loro territori virtuali, sempre più commerciali e spesso assai ridotti.

Pensate forse che sarebbe stato possibile “trattenere” Elena e molti altri sin qui, se avessimo utilizzato una trattazione tecnica irreprensibile ma arida, al di là della costrizione ovvia di un programma reso obbligatorio dalla necessità di conseguire un qualsivoglia titolo?
Il problema fondamentale della Scuola  – uso il maiuscolo a significare tutto, scuola, accademia eccetera – è quello di avere perso una visione culturale della missione educativa, ormai lacerata in brandelli da una deriva che definirei sostanzialmente burocratica: stiamo affrontando un problema culturale con strumenti burocratici. La divisione rigida dello scibile in discipline, l’organizzazione in settori scientifico-disciplinari del corpo accademico, la lingua imprigionata nei gerghi pertinenti, l’ossessione della quantificazione totale, causano mortificazione del pensiero e morte della cultura.
Se il mio obiettivo è introdurre una persona ad un nuovo mondo è necessario che usi gli strumenti adeguati, il che non significa necessariamente gli strumenti che si suole usare ma gli strumenti che funzionano. La Scuola,  in quanto organizzazione ormai cristallizzata in apparato burocratico, tende a perpetuare metodi e consuetudini ed è ben lontana da ciò che oggi si richiede nel mondo a tutte le organizzazioni: divenire learning organization, ovvero organizzazioni in grado di adattarsi ai sempre più rapidi mutamenti dei contesti in cui operano. Occorre cercare gli strumenti che funzionano.
Usare metafore crea una visione onirica? No, funziona.
La metafora, il racconto, lo scherzo, sono per me strumenti al pari di quelli che usavo e uso nella ricerca, contatori di radioattività, acceleratori di calcolo, supercomputer, teorie matematiche, tecnologie software, decine di linguaggi di programmazione… Uso la metafora, il racconto, lo scherzo, e l’immagine e il video e la prossima cosa che mi viene in mente, con lo spirito del ricercatore (vero), che non si perita di usare un pezzetto di nastro adesivo per far funzionare un apparecchio magari sofisticatissimo, purché funzioni. Per inciso i ricercatori fanno un grande uso dello strumento metaforico. I matematici discutono spesso di matematica più per immagini che per formule.
Uso deliberatamente la metafora, il racconto, l’inaspettato, per agganciare, trattenere e se possibile avviare ai nuovi mondi persone che sono abituate ad altro, ma che di quei mondi potrebbero aver bisogno. Se insistono è segno che ne sentono il bisogno.
Lavoro così da una decina d’anni. I dati sperimentali fino ad ora hanno detto che la metafora funziona.

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