Sintesi relativa alle proposte didattiche dei
materiali e dei testi presenti nel MODULO 2.
Temi
trattati
·
Animazione
culturale
·
I
simulacri dell’anima
·
Che
fine ha fatto il libero arbitrio?
Prima di indagare le istanze che sottendono al concetto di
animazione culturale è opportuno soffermarsi sul concetto di formazione di cui
oggi tanto si parla.
Quando si trattano i fatti educativi
si tende ad inscriverli all’interno di una categoria pedagogica denominata formazione. Questo termine, inizialmente
nato all’interno dei contesti professionali, in campo educativo assume un
significato più ampio e profondo; per formazione si intende la promozione di
quei processi attraverso i quali l’individuo costruisce la propria identità, la
propria personalità, ovvero traduce in esistenza attiva le potenzialità
racchiuse nella sua dimensione interiore, in attesa di potersi affacciare sul
mondo.
Il processo formativo rivolto all’individuo si realizza attraverso
l’intersezione di più elementi, hanno una particolare rilevanza la
socializzazione, l’inculturazione, l’educazione. Per socializzazione si
intendono quei processi che promuovono i comportamenti che si esprimono nella
dimensione sociale dell’individuo, ma anche le azioni e gli strumenti che guidano
l’individuo a diventare essere sociale. Per inculturazione si intendono quei
processi che dalla cultura di appartenenza influenzano la personalità individuale e
collettiva. L’educazione invece è intesa come relazione intenzionale e profonda
fra educatore ed educando che ha come obiettivo principale quello di aiutare
quest’ultimo alla piena realizzazione della propria interiorità, ad acquisire
coscientemente e criticamente il patrimonio culturale della società in cui vive.
Il concetto di animazione culturale sintetizza e racchiude i processi appena
esposti, possiamo affermare, dunque, che l’animazione racchiude in sé l’ideale
supremo della formazione. Tale assunto è facilmente dimostrabile se riflettiamo
sul significato etimologico del termine animazione
che Niccolò Tommaseo indica come:
·
L’atto
di ricevere l’anima
·
L’atto
di dare l’anima o del mantenere la vita animale
·
Il
complesso delle facoltà e degli atti della vita animale
·
Il
moto vivace di persona
Allarghiamo la nostra riflessione
intorno alla radice della parola animazione
che deriva dal verbo animare e che ci
fornisce un approccio dinamico al suo intimo significato: animare è inteso come l’atto di dar vita tanto ai
viventi quanto ai non viventi. Animare dunque indica una molteplicità di azioni
e attività attraverso le quali si accende la vita dell’individuo, il suo sé
interiore; da ciò nasce la riflessione che animare non può essere un’azione
fine a se stessa, unilaterale, può essere solo una modalità strutturata al cui
interno si declina la crescita e l’emancipazione dell’uomo. Il moto che
sottende l’animazione si nutre e si sostanzia di amore, amore per la vita
stessa, propria e dell’altro di cui ci occupiamo come educatori. Animare vuol dire scegliere uno stile di vita
costruito sull’educazione ai valori, ovvero, aiutare a modificare la propria e
altrui personalità nella parte più profonda,
quella che contiene le premesse esistenziali. Allora l’animazione
culturale non è altro che educazione dell’anima, l’anima quale oggetto
misterioso che nella società, cosiddetta complessa, ha perso il suo diritto di
cittadinanza a favore del corpo che ha assunto un’importanza straordinaria. La
perdita dell’anima ha legittimato la nascita di un suo surrogato, l’identità
personale, che oltre ad avere sostituito il concetto di anima ha innescato una
profonda crisi della coscienza, intesa
come la possibilità per l’uomo di governare la propria vita in modo libero,
autonomo e consapevole. La crisi della coscienza che l’uomo moderno vive ha
profondamente indebolito il suo IO,
producendo così una frammentazione della propria anima, della propria identità
interiore, paragonabile a una sorta di poliedro. La poliedrizzazione dell’identità
produce la formazione di una persona caratterizzata da molteplici facce
interiori, ovvero, caratterizzata da un processo definito di federazione degli
Io funzionali alle diverse situazioni sociali in cui si trova a vivere. Quando
si legge che l’attuale cultura sociale ha smarrito l’anima, vuol dire che le
persone non riescono più a dare un nome a ciò che le rende uniche e
irripetibili. Questo disagio esistenziale sfocia nella ricerca della propria
anima, ma per trovarla bisogna recuperare, attraverso l’educazione, lo specchio
entro cui illuminare l’anima stessa. Il
luogo in cui la persona può incontrare la propria anima e l’anima dell’ altro,
è la relazione interpersonale; lo
specchio è la cornice della relazione intesa come luogo in cui sostenere la
crescita della persona, la sua umanizzazione che, a certe condizioni, può
essere vero e autentico luogo dove cercare e ritrovare il senso profondo della
propria esistenza. Non tutte le relazioni educative portano alla scoperta
dell’anima, anzi alcune possono avere una funzione distruttiva, come lo
specchio dell’apparenza apparente, quello dell’abisso, quello di Dioniso,
quello di Narciso e quello infranto. La relazione educativa che si abilita come
relazione autentica è quella che si costruisce all’interno dello specchio di
Alice, all’interno dello specchio mimetico e all’interno dello specchio
dell’anima costruito da quei maestri che vivono intensamente ciò che insegnano.
La relazione autentica è quella in cui si agisce per svelare la vocazione dell’
individuo, ovvero il contributo specifico che ogni persona deve dare alla vita,
alla condizione umana, al mondo, affinché possa realizzare il compito affidato
all’unicità della sua anima. La relazione autentica, tuttavia, non avviene per
caso, non è una operazione meccanica dettata da principi pedagogici astratti,
essa è frutto di una conquista, di una costruzione graduale di senso fra
l’educatore e l’educando; si tratta di una condivisione che si nutre, in primo
luogo, di amore, amore incondizionato verso l’altro. Perché si possa parlare di
relazione autentica ciascuna persona deve sentirsi accettato nella propria
integralità, nel bene e nel male con tutti i limiti che possiede. Nella
relazione autentica sappiamo di essere amati per ciò che siamo e non per come
appariamo. Questo rapporto privilegiato si fonda sull’assunto socratico del “conosci te stesso”, si fonda, anche e
soprattutto, sulla scoperta del NOI, ovvero del senso di reciprocità formativa
che illumina il percorso e l’incontro fra l’Io e il Tu. Comprendere che dietro
alI’Io, al Tu c’è sempre un NOI significa comprendere la storia dell’IO e del
Tu in funzione del NOI solidale e inclusivo.
In seguito alle considerazioni
esposte fin qui, sorgono spontanee alcune domande: “Perché nella società
contemporanea ci scopriamo “affamati”
di cultura dell’anima? Perché l’educazione dell’anima sta diventando una
risposta, forse l’unica più corretta e praticabile, nei confronti dei bisogni
sociali emergenti?” Come scrive il Prof. Pollo in uno dei suoi numerosi
articoli sulla tematica, forse abbiamo bisogno di ritrovare l’anima dopo il suo
“omicidio” avvenuto ad opera di una
parte molto importante della filosofia della modernità il cui caposcuola è
stato Locke. Forse abbiamo bisogno di redimere l’anima interiore, facendola
tornare a ri-vivere, abbiamo bisogno di ri-darle la facoltà di parola, forse
ciascun individuo ha bisogno di essere ri-educato nell’orecchio e nel cuore all’ascolto consapevole della propria anima
perché in essa si sostanzia la coscienza individuale. La coscienza individuale,
anch’essa oggetto misterioso come l’anima, che fatichiamo a intravedere fra le
pieghe di una contemporaneità afflitta da numerosi mali; la coscienza
individuale che alcuni neuroscienziati hanno tentato di spiegare attraverso i
meccanismi neurali, ovvero fra ereditarietà e ambiente. Liberarsi del peso
gravido della coscienza significa, da una parte eliminare il mistero della vita
stessa, dall’altra negare la possibilità all’uomo di esercitare ciò che Pico
della Mirandola definiva il libero
arbitrio, cioè la capacità dell’uomo di gestire, realizzare la propria vita
come individuo libero dal determinismo culturale, libero di poter esprimere
pienamente e consapevolmente se stesso, ascoltando la propria coscienza. L’uomo
moderno è stato privato dalla cultura sociale del libero arbitrio poiché è
stato sottomesso alle sue pulsioni istintive, alle sue passioni e ai
condizionamenti sociali, ha perso la via del sentimento, ovvero, ha perso la
capacità di ascoltare ciò che si forma nella sua mente, ponendosi sotto il
predominio del corpo, cioè delle sue passioni. La perdita della libertà di
scelta da parte dell’uomo equivale alla perdita della coscienza come luogo
dell’autonomia, della responsabilità e della libertà umana; lo slegamento dalla
coscienza sta producendo la libertà
dell’elettrone inebriato dall’illusione di autonomia che, invece, rende
l’uomo ancora più schiavo della cultura assoggettante in cui vive. Tutto ciò ha
prodotto nelle persone numerose dipendenze patologiche, alcune delle quali
davvero distruttive, come il consumo di droghe e alcool, vere e proprie forme
di schiavitù, ma anche l’impossibilità di riconoscersi pienamente nei valori
autentici, quelli che ri-conducono verso Dio, quelli che fanno riconoscere
all’uomo di essere una creatura capace di liberarsi dai condizionamenti
negativi e di assaporare la libertà che gli deriva dall’essere stato fatto a
immagine e somiglianza di Dio. Solo l’accoglienza di libertà primitiva fondata,
come si recita in Genesi, sul mito della
Creazione in cui si disegna il libero arbitrio come dono del Padre, come libera
scelta di divenire simili a Lui, può
ricondurre l’uomo sulla strada delle scelte consapevoli, secondo coscienza, per
liberare le potenzialità insite nella sua natura, realizzando pienamente la sua
umanità all’interno della propria esistenza strettamente connessa con quella
degli altri individui con i quali condivide la realtà sociale. L’animazione
culturale aut pedagogia dell’anima è allora lo strumento principe per aiutare
l’uomo a combattere il suo drago, in
modo da rendergli possibile una tessitura della propria esistenza attraverso i
fili della libertà, dell’autonomia, dell’autocoscienza e della storia. Questo
obiettivo si manifesta quando l’individuo vive la propria quotidianità con
ricchezza di senso che può essere realizzata
attraverso l’intreccio di tre elementi basilari del processo educativo:
sostenere l’educando nel suo percorso di scoperta della propria vocazione
all’interno di un processo di sviluppo autentico della propria appartenenza
attiva e vitale alla cultura sociale; il
secondo elemento è quello della costruzione di una nuova socialità, intesa
soprattutto come espressione di una
solidarietà illimitata e despazializzata, a tutto campo, che investa non solo
gli individui in condizione di prossimità, ma che abbracci tutto il mondo e
tutti gli elementi del mondo; il terzo elemento che legittima la condizione
evolutiva della coscienza autentica nasce dalla consapevolezza del bisogno di
trascendenza, non solo di tipo religiosa, ma una trascendenza che abbracci
l’esistenza reale quella che si costruisce adottando uno stile di vita
partecipativo, solidale e inclusivo.
Senza trascendenza la coscienza umana perde il
suo nutrimento quotidiano, l’unico in
grado di fornire una straordinaria
energia che ci aiuta a superare la debolezza, l’ipertrofia della volontà di voler ri-definire noi stessi continuamente
per vivere l’avventura della nostra esistenza con partecipazione unica e
originale.
Per concludere, ciò che occorre recuperare è
la facoltà di costruire se stessi come centro sacro del mondo come unica possibilità
di essere sempre autenticamente noi
stessi, vedendoci e pensandoci inscritti nel processo di Creazione a cui,
volenti o nolenti, apparteniamo.
Lisia Piovano
Nessun commento:
Posta un commento
Sono interessata al tuo commento se:
non è anonimo
se usi un linguaggio corretto, decoroso e rispettoso
se ti esprimi in modo attinente al contenuto del post.
In caso contrario il tuo commento non sarà pubblicato.