mercoledì 3 aprile 2013

La Storia

...Il primo post del villaggio di Itis13 dal titolo IL LUOGO E I SUOI ABITANTI ha un valore storico, perciò va conservato....

Il luogo

400 studenti e un insegnante in un laboratorio. Un laboratorio che si stende da Lentini a Bressanone, anzi a Rouen, in Francia. Laboratorio? Virtuale? Ma anche se fosse reale, 400 persone in un laboratorio? Occorrerebbero gruppi, turni. La partecipazione sarebbe episodica. Con 400 persone si fanno corsi all’università, semmai: lezioni in aule anfiteatro, slide, esami.
Da qualche anno sono apparsi i MOOC, anzi gli xMOOC: moltiplicazione dell’aula anfiteatro per 100. Può essere che abbiano senso, anzi, forse in un prossimo futuro gli xMOOC dovranno avere senso, ma questa è un’altra storia. Qui s’è detto di fare un laboratorio e per quanto la cosa sembri insensata, 400 persone sono venute a dare un’occhiata.
È evidente quindi che la proposta riflette un’esigenza reale, ma è altrettanto evidente che non si può applicare il paradigma convenzionale. Un laboratorio non si può organizzare in un’aula anfiteatro e  richiede una relazione molto più stretta fra studenti e insegnante, e magari anche fra studenti. Supponiamo che l’insegnante dedichi un’ora di lavoro a ciascun studente: 50 giorni lavorativi, ovvero meno di un’ora dedicata a ciascun studente ogni due mesi, ammesso di fare solo quello. Si rischia di partorire un topolino. Ci vuole dell’altro. Aiutiamoci con un po’ d’immaginazione.
Cosa possono rappresentare 400 persone? Potrebbero, ad esempio, rappresentare la popolazione di un villaggio di un centinaio di famiglie. Gli umani si aggregano. La spinta all’aggregazione è l’elemento fondante dell’avventura umana e la comunità è il contesto fondamentale della condivisione della conoscenza. Anche in un minuscolo paese, sarà difficile che non vi sia nulla, una qualche associazione, un club sportivo, qualche serata dedicata alla ginnastica, una festa estiva, magari una biblioteca, un circolo di lettura.
Possiamo immaginare che anche queste 400 persone potrebbero formare la popolazione di un villaggio e che potrebbero quindi dare vita a qualche forma di aggregazione, anche se sono sparpagliate per tutta l’Italia.
Bene, questo che abbiamo chiamato laboratorio rappresenta un esperimento con il quale vogliamo provare a creare una comunità del genere. Trattandosi di un esperimento questo può fallire o avere più o meno successo, ma l’esito dipende da ciascuno di noi, vale a dire che è un esperimento al quale contribuiscono tutti. Non si tratta quindi di un corso che va avanti da sé, dove tutti sono istruiti precisamente su cosa fare, ma di una costruzione comune dove tutti devono scoprire cammin facendo  la cosa utile da fare, nell’interesse individuale ma anche nell’interesse comune.
Ora proviamo a fare un schizzo del villaggio, senza aspettarsi troppo, perché giusto di uno schizzo si tratta. Affinché il bozzetto prenda una forma definita, bisognerà viverci, creando consuetudini e pratiche condivise, esponendo e discutendo problemi. Dopo avere tratteggiato gli elementi fondamentali del villaggio, proveremo a raffigurarci le possibili tipologie di abitanti. Dopodiché ci rifletteremo un po’, prima di andare avanti.

1.1 Immaginiamo il villaggio

Le persone hanno bisogno di un luogo dove vivere, dove tornare per riflettere, ricomporre i pensieri, disporli ammodo, dove ospitare amici per discutere. Un luogo magari da arredare, secondo i propri gusti e quello che si vuole comunicare. Il luogo dove ciascuno lascia la traccia più concreta e coerente del proprio percorso. Questo luogo verrà realizzato mediante un blog, ognuno il suo.
Attenzione, il villaggio non è chiuso. Potrà essere visitato da viandanti e stranieri i quali avranno libero accesso a tutte le sue parti. Potranno anzi prender parte alla vita del villaggio nella misura che vorranno. Potrebbero anche metter su casa, in un secondo tempo. Gli stranieri sono generalmente  benvenuti perché sono ritenuti potenziali portatori di ricchezza.
In un villaggio reale le abitazioni sono collegate fra loro da vie, vicoli e piazze. Per sapere se il calzolaio ha riparato le mie scarpe o se il fornaio ha sfornato i panini di ramerino mi reco alle loro botteghe. Come saranno collegate le nostre case nel cyber-villaggio? Utilizzeremo un congegno che potremmo immaginare come una sorta di quadro dotato di tante spie quanti sono gli abitanti, e sopra uno schermo, dove con un colpo d’occhio potrò vedere le spie accese, che così mi consentiranno di capire dove è successo qualcosa di nuovo. Semplicemente toccando una di esse potrò vedere cosa è successo a casa dell’abitante corrispondente. Magico no? Realizzeremo questo con un aggregatore di web feed.
La vita nel villaggio prospererà. Verranno messi a fuoco argomenti di particolare interesse, sorgeranno problemi da risolvere, emergeranno affinità. Come orientarsi in tutto questo? Come isolare di volta in volta un argomento, un problema, un gruppo? Come ritrovare le cose? Utilizzeremo un altro notevole congegno, una sorta di tavoletta dove scriveremo le parole che contraddistinguono ciò che ci interessa e su di uno schermo soprastante appariranno solo le informazioni che ci interessano. Potremo anche raggruppare argomenti diversi ma accomunati da alcuni particolari attributi. Sarà un sistema di social bookmarking a svolgere queste funzioni.
Le comunità per vivere hanno bisogno anche di leggerezza: la domenica, le piazze, il corso, lo struscio, l’aperitivo… In varie istituzioni accademiche sono previste le common room, ambienti accoglienti dove si può bere qualcosa e chiacchierare del più e del meno oppure di un progetto di lavoro. Tante aziende high-tech hanno istituzionalizzato spazi e tempi dedicati all’aggregazione e alla discussione informale, favorendo la commistione di quadri e livelli diversi, con l’idea che una riunione informale e non finalizzata possa essere anche più proficua di una programmata strettamente. Non sono luoghi dove si possa pretendere il controllo di ciò che accade ma dove si deve essere predisposti a cogliere segnali interessanti, collegamenti imprevisti, frutti di serendipità. Sono luoghi dalle aggregazioni fluide, amebiche, più o meno effimere: una discussione di uncinetto sulla panchina, una di politica al bar di fronte, una di chissà cosa in quel gruppo di ragazzi in mezzo alla piazza, giocatori di carte a un tavolino. Utilizzeremo uno strumento di microblogging come la piazza del paese, con i suoi vari spazi accessori.
Nei paesi si trovano anche quasi sempre spazi di aggregazione specifici, biblioteche, società di mutuo soccorso, spazi polivalenti, case del popolo variamente mutate, con stanze attrezzate per riunioni, conferenze e spettacoli. Luoghi con tavoli e sedie, attrezzati con carta e colori, dove si possono organizzare riunioni o coordinare insieme un lavoro. Per realizzare un ambiente del genere utilizzeremo uno strumento di scrittura collettiva, un pad.
Possiamo prevedere cosa accadrà in questo villaggio? Ovviamente no, quando mai è stato previsto il futuro di una comunità? Certo, si possono prevedere una serie di tappe importanti, che nel nostro caso consisteranno nell’edificazione della casa, l’installazione degli apparecchi, la fabbricazione dei luoghi di aggregazione. Queste cose avverranno in una successione naturale. Per esempio in primo luogo dovremo provvedere a procurare un tetto per ciascuno e subito dopo sarà necessario collegare fra loro le abitazioni.
Possiamo addirittura raffigurarci il luogo dove sarà situato il villaggio, che ovviamente non potrà essere un luogo geografico, quello è l’Italia, pressapoco, un luogo meraviglioso ma non adeguato per un villaggio di 400 persone. No, il luogo è immaginario ma molto ben definito dalle necessità e dagli obiettivi che hanno spinto le persone a rispondere a questo appello; è da tale comunanza che verrà attinta l’energia necessaria ad esercitare la forza di aggregazione. Non possiamo invece prevedere gli accadimenti minuti, i dialoghi, le proposte, i problemi, perché tutto ciò verrà generato dagli abitanti, che sono liberi di agire. Non potrebbe essere altrimenti.

1.2 Gli abitanti, quelli che…

La quantità dei partecipanti implica un’ampia varietà. Poiché il successo dell’esperimento dipende in modo cruciale dalla partecipazione, è utile soffermarsi sulle principali tipologie dei potenziali abitanti del villaggio.

1.2.1 Quelli che oddio ora mi si cancella tutto…

Il laboratorio è fatto proprio per voi. Questo non significa che conseguentemente sarà più facile per  voi, tutt’altro. Vi potrà capitare di passare ore davanti al computer per fare qualcosa che i vostri figli sembrano affrontare senza sforzo. Laura, una dei partecipanti del laboratorio informatico #linf12 (vedi sotto) aveva scritto:
Sono sincera..e credo di averlo già detto in un post.. io sono una abituata ad avere tutto sotto controllo e all’inizio, quando non capivo un accidente, mentre annaspavo, tra una sua pagina e l’altra nel web, io prof l’ho odiata, con tutte le mie forze…
Il resto di quel commento descrive la metamorfosi. Il percorso tratteggiato da Laura è tipico ma non è detto che funzioni sempre. Diciamo che più o meno funziona otto volte su dieci. La mia sensazione è che di quei due rimasti fuori, con un minimo di insistenza in più, uno ce l’avrebbe fatta, mentre il decimo aveva proprio bisogno delle “direttive” (vedi sotto), capita.

1.2.2 Quelli che ma insomma le direttive quali sono?

Niente direttive, fatevene una ragione. Se proprio non ne potete fare a meno, lasciate perdere e cercate la vostra strada altrove. Non esistono metodi universali che vadano bene per tutti. È il bello del mondo.

1.2.3 Quelli che il percorso è come se l’avessero già fatto

Ci sono persone le quali, in senso stretto, non avrebbero alcun bisogno di frequentare questo laboratorio, per indole, esperienza o perché ne hanno già frequentato uno simile. Il fatto che quest’ultime si siano iscritte dimostra che hanno capito perfettamente come funziona: non ci possono essere due edizioni uguali anche se gli argomenti toccati sono gli stessi, perché questa non è una cosa che viene condotta ma una cosa che cresce. E poi, in questa circostanza di nuovo c’è la massa, che non è una differenza da poco! La loro partecipazione è preziosa, grazie.
Ma non solo, ci sono anche alcune persone che da anni si servono delle tecnologie internet per realizzare esperienze di grande valore. Sono coloro che unendo il passato al presente creano il futuro. Da queste io ho molto da imparare. Spero di essere all’altezza di valorizzare la loro esperienza. In ogni caso grazie davvero per esservi affacciati qui!

1.2.4 Quelli di #linf12

Un sottoinsieme dei precedenti. Sono coloro che hanno appena finito il laboratorio informatico #linf12 quale insegnamento della laurea triennale “Metodi e tecniche delle interazioni educative”, presso la IUL. Non volevate smettere? Siete state accontentate!

1.2.5 Quelli che un po’ di CFU a fatica zero fanno sempre comodo

Non perdete tempo qui e passate oltre.

1.2.6 Quelli che la sanno più lunga

È pieno il mondo di espertoni che la sanno sempre più lunga. Sarà ben difficile che manchino da un campione di 400 persone. In primo luogo ricordo loro che il laboratorio è tarato su quelli che oddio ora mi si cancella tutto… Poi, può anche capitare che sappiate fare qualcosa in più, e può benissimo capitare che sappiate fare qualcosa meglio di me. Perfetto: mettete al servizio di tutti la vostra conoscenza, la sfida in questo caso sarà capire come.

1.2.7 Quelli che ma mi fai vedere cosa combina questo

Ci sono un discreto numero di “osservatori”. Sono operatori del settore, curiosi di vedere come possa funzionare una cosa del genere. La curiosità è più che giustificata, ce l’ho anch’io. La loro presenza è una fortuna, magari possono dare dei consigli utili, in corso d’opera o a posteriori. Grazie.

1.2.8 Gli orecchi pelosi

Si chiamavano così nel mondo dei radioamatori quelli che ascoltavano senza rivelare la loro presenza. Nel linguaggio della rete un “orecchio peloso” è un lurker. Spesso sono descritti negativamente, qui sono benvenuti. Quasi quasi credo che siano utili, forse necessari. Un po’ come la materia oscura che i fisici si sono dovuti inventare per spiegare il funzionamento dell’universo. I lurker sono come i turisti che passano in una città. Magari poi raccontano qualcosa a qualcun altro che poi finirà col partecipare davvero.

1.2.9 Gli occhi cespugliosi

Tipologia di abitante definita da Antonella con la seguente motivazione:
… poichè mi sono sempre trovata a seguire le direttive universali del punto 1.2.2 in corsi diretti su monorotaie che non lasciavano spazio all’immaginazione e, di conseguenza, mi costringevano al lavoro sino a notte inoltrata o a levatacce prima che si svegliassero i bambini per concentrarmi su compiti da eseguire in maniera rigida e mnemonica (senza capirci un’acca)!
Agli “occhi cespugliosi” possiamo promettere che anche qui potrà capitare loro di perdere qualche ora ma per fare delle cose.

1.3 E ora?

Vi chiedo di riflettere su ciò che avete letto. Fra un giorno o due vi suggerirò un paio di letture e nel fine settimana passeremo all’azione. In generale quando vi suggerirò di intraprendere una specifica attività, vi lascerò il tempo necessario, che in parte dipenderà anche dai feedback che riceverò. Anticipo subito che forse la settimana che inizierà lunedì 21 aprile e qualche giorno di quella successiva avrò meno tempo a disposizione, ne potranno approfittare coloro che saranno partiti più lentamente per mettersi in pari.
Un obiettivo fondamentale del laboratorio è quello di mettervi a disposizione alcuni potenti strumenti per essere attivi ed esprimere i vostri pensieri. Intanto se volete potete commentare questo post. Per fare un commento, accertatevi di essere nella pagina che mostra tutto il post: se siete in http://iamarf.org cliccate sul titolo del post, oppure direttamente qui (il link apre una nuova finestra).

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